Dal Nazismo del gender a quello dell’aborto, fino alle strategie del (presunto) Goebbels: per Francesco, negli ultimi 70 anni il primo pontefice a non averla vissuta direttamente, la seconda guerra mondiale è più attuale che mai. Giustamente.
Il Nazismo è per Francesco l’emblema del male, simbolo dell’indifferenza e della volontaria soppressione della vita. Il primo riferimento, indiretto, ad un anno dall’inizio del pontificato: «Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli». L’ultimo – direttissimo – due giorni fa, durante la consueta udienza generale, con l’amara denuncia della «soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti». Parole che rimandano a quelle pronunciate in giugno a proposito dell’aborto selettivo: «Il secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso ma con i guanti bianchi».
È il Francesco caparbiamente schietto degli ultimi mesi, dei discorsi a braccio nonostante le revisioni a posteriori, quello che mercoledì ha commentato il quinto comandamento, “Non uccidere”, durante l’udienza generale in piazza San Pietro. «Come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano – si è domandato il Pontefice – un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? È giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?».
Parole forti, che veicolano un pensiero complesso. Nell’uso che ne fa Francesco, infatti, il “Nazismo” non è che un’etichetta storico-politica di impatto, celebre nella sua tragicità, nella quale comprendere «tutti i sistemi che sottomettono l’esistenza umana a calcoli di opportunità, mentre un numero scandaloso di persone vive in uno stato indegno dell’uomo». Idolatria del potere, del denaro e dell’efficientismo, agende politiche irrispettose della dignità umana, strumentalizzazione di Dio, distruzione della natura del Creato e della natura dell’uomo, paura di accogliere e rifiuto dello straniero.
E naturalmente cultura dello scarto. «Pensiamo – ha affermato il Papa mercoledì – a quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza».
“Frettolosi consigli” che sanno di propaganda, come la guerra – a tratti mondiale – scatenata contro Francesco, mentre anche il Sinodo esprime preoccupazione per i «totalitarismi camuffati» che impongono «falsi sillogismi». Ripetere una falsità all’infinito, sino a farla diventare una verità. Una strategia vecchia di secoli, ma erroneamente attribuita al ministro della propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels.
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