Francesco ha incontrato i giovani della Disney, ma anche quelli del sesso che non è un tabù. E Benedetto XVI quelli dell’abbandono di sé. Amante con tutta la passione di un vero amore.
Non vorrei mescolare il diavolo e l’acqua santa, ma il rapporto di papa Francesco con la Disney (e la sessualità) risale almeno a qualche anno fa. A quando, nel 2019, l’attore statunitense David Henrie, celebre su Disney Channel, attribuì alle preghiere e benedizioni di papa Francesco la felice conclusione della gravidanza della moglie, con la nascita di Pia Francesca, dopo il dolore di tre aborti spontanei.
Punti di osservazione
Molto si sta dicendo attorno alla partecipazione di papa Francesco al documentario Disney Amén. Francisco responde. Un prodotto televisivo pensato anzitutto per il pubblico ispanofono delle due sponde dell’Atlantico, ma che ha fatto il giro del mondo attraverso la Rete, in particolare sulla spinta di TikTok, dove ha generato ondate di reazioni.
In controtendenza rispetto alla gran parte del flusso mediatico, su queste pagine ci si è soffermati più sul “dito che sulla luna”, vale a dire più sui dieci giovani co-protagonisti della trasmissione – su una, in particolare – che non sul Pontefice. La ragione è presto detta: non trattandosi di magistero, le opinioni espresse da Francesco rimangono tali, e peraltro non costituiscono una novità.
Il papa e il regista
Vale, però, la pena approfondire questo punto di osservazione. Il documentario Amén. Francisco responde è diretto dagli spagnoli Jordi Évole e Màrius Sànchez. In passato i due hanno già collaborato alla realizzazione di prodotti per il grande e piccolo schermo, come la serie televisiva Salvados (2008-2019), il film Noche 23F: El debate (2014), la trasmissione Lo de Évole (2020-2021), un programma di interviste condotto dall’omonimo giornalista, comico, regista e sceneggiatore televisivo, e Eso que tú me das (2020), una conversazione tra Évole e il cantautore Pau Donés Cirera, fondatore del gruppo Jarabe de Palo e allora malato terminale.
Non è neppure la prima volta che Jordi Évole e papa Francesco si riuniscono attorno ad una telecamera. Nel marzo 2019 il canale televisivo spagnolo La Sexta mandò in onda una puntata speciale di Salvados con un’intervita faccia a faccia di Évole al Papa. Un anno dopo, nel marzo 2020, in piena pandemia, Évole entrò virtualmente nelle case degli spagnoli per raccontare come stessero affrontando il periodo di isolamento. Tra gli intervenuti anche papa Francesco, che partecipò in videochiamata.
Il sesso «bello»
Ora si replica con il documentario targato Disney, dove il gruppo di dieci giovani a dialogo con il Papa messo insieme da Sànchez ed Évole – 7 femmine e 3 maschi, dai 20 ai 25 anni – ha lo scopo di offrire un’immagine ben precisa delle “nuove generazioni” in quanto a condizioni, dinamiche e (presunte?) convinzioni di massa. Certo non un campione statistico, quanto piuttosto uno spaccato di forte impatto mediatico, che interpreta – sfrutta? – abilmente tanto le diverse anime del mondo cattolico quanto la crescente radicalizzazione del dibattito ad intra e ad extra.
Ad ammettere questa semplice evidenza è lo stesso Évole in un’intervista al network radiofonico spagnolo Cadena SER. «Quello che cercavamo era che ci fosse un contrasto, che ci fosse sempre un punto di rottura tra ciò che il Papa può pensare e ciò che può offrire», spiega Évole. Tanto più che, in alcuni casi, non si tratta di nomi sconosciuti.
Abusi sessuali e pornografia online
Basti pensare al giovane Juan Cuatrecasas, vittima di abusi sessuali da parte di un docente del collegio Gaztelueta, scuola privata afferente all’Opus Dei a Leioa, nella provincia basca di Vizcaya. Negli scorsi anni il caso è stato al centro di un controverso processo canonico e ha visto anche l’interessamento di papa Francesco. Proprio in queste settimane Juan Cuatrecasas è impegnato con una mostra itinerante in Europa con lo scopo di sensibilizzare sul fenomeno degli abusi sessuali ai danni di minori. Nulla affatto sconosciuta è anche Medha Palnati, giovane statunitense di origine indiana, futuro da medico e già attivista contro l’abuso delle armi da fuoco negli Usa.
Insieme a Cuatrecasas e Palnati, sono stati scelti per partecipare al dibattito con il Papa Lucía Zegarra-Ballón, peruviana, psicologa freelance specializzata in psicologia clinica e socio-comunitaria, femminismo decoloniale ed arte, dichiaratamente lesbica, che dopo un percorso di formazione come religiosa ha rinunciato all’abito; Celia Fernández, ragazza spagnola che si considera “non-binaria” (rifiuta, cioè, lo schema maschile-femminile nel genere sessuale); Alejandra Ramírez, colombiana, una figlia, realizza contenuti per adulti che vende in Rete con lo pseudonimo di Abril Martinez; Dora Dayana Morán, originaria dell’Ecuador, emigrata all’età di tre anni in Spagna con la propria famiglia, ha subìto episodi di razzismo, derisione del corpo (body shaming) e bullismo; Víctor Bote, spagnolo, agnostico; e Khadim Diop, di origine senegalese, emigrato in Spagna.
Due le giovani che si dichiarano cattoliche: Milagros “Lili” Acosta, argentina di Santiago del Estero, catechista e attivista del gruppo femminista, lgbt+ e pro-aborto Católicas por el Derecho a Decidir (CDD); e María Losantos, ventenne spagnola, maggiore di sei fratelli, appartenente con la famiglia al Cammino Neocatecumenale.
Il sesso «dono»
Come si diceva – salvo poche eccezioni – la fotografia di condizioni, dinamiche e (presunte?) convinzioni di massa. Un gruppo di giovani ben diverso da quelli cui è abitualmente offerta un’interlocuzione pubblica con i pontefici fatta di domande e risposte. Questi stessi – beninteso – altrettanto selezionati nella composizione e nelle domande.
A questo proposito, è interessante un confronto con l’incontro di papa Francesco con alcuni giovani della diocesi francese di Grenoble-Vienne, nel 2018. Un gruppo più eterogeneo in quanto ad età (14-27 anni), ma affine per alcune delle tematiche affrontate nel documentario Disney: sesso, omosessualità, pedofilia, pornografia, dissacrazione del corpo, solitudine, secolarizzazione, apparente fallimento ed inutilità della Chiesa e della dimensione spirituale. «La sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù», dice allora papa Francesco, rispondendo alla sollecitazione di una giovane, in una di quelle che la trascrizione ufficiale indica espressamente come «risposte a braccio».
La sessualità, prosegue il Papa, «ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato. L’amore fra un uomo e una donna, quando è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre. Sempre. E a darla con il corpo e l’anima». Differente «è la sessualità “cosificata”, staccata dall’amore e usata per divertimento. È interessante come la sessualità sia il punto più bello della creazione, […] e la sessualità è la più attaccata dalla mondanità, dallo spirito del male. […] Tanti soldi si guadagnano con l’industria della pornografia». Passaggi pressoché sovrapponibili per senso a quelli espressi da Francesco nel documentario.
Il sesso «passione»
Andando ancora più indietro con la memoria e introducendo un salto, oltre che di contesto, anche di stile personale, si approda a Benedetto XVI. Quello stesso Ratzinger che, ancora cardinale, invita a far sì che anche nel matrimonio la sessualità non venga «accantonata nell’ambito della pura materialità» (1988). E che, da pontefice, è il primo a spendersi a livello istituzionale nella lotta contro gli abusi sessuali di alcuni membri del clero e a denunciarne i legami con il «collasso morale» seguito al ’68.
Il medesimo autore di alcune fra le righe più passionali mai comparse in un documento pontificio, nelle quali il «principio creativo di tutte le cose — il Logos, la ragione primordiale — è al contempo un amante con tutta la passione di un vero amore». Riflessioni in grado di aprire uno spiraglio anche nel tradizionale fronte d’opposizione al Papa. Eppure strumentalizzate per generare «confusione sulla posizione della Chiesa cattolica riguardo ad alcune questioni di morale sessuale».
«L’amore oggi è spesso male interpretato», spiega nel 2006 Benedetto XVI incontrando i giovani della diocesi di Roma in preparazione alla GMG diocesana e rispondendo a braccio ad alcune domande formulate dai ragazzi. «È presentato come un’esperienza egoistica, mentre in realtà è un abbandono di sé e così diventa un trovarsi. […] Una cultura consumistica falsifica la nostra vita con un relativismo che sembra concederci tutto e in realtà ci svuota».
Il grano di Pietro e il vaglio di Satana
«Tutti gli argomenti che sono stati discussi qui mi sembrano molto importanti, perché in un modo o nell’altro ci inquietano tutti. Ma, in fondo, ciò che vedo, e che mi opprime, è una brutale perdita della fede». A parlare è la giovane María. A rispondere, Francesco. «Volevo dirti una cosa che Gesù disse a Pietro. “Pietro, Pietro, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano” (cfr. Lc 22,31, ndr). Il tuo percorso di vita non finisce qui. Il tuo cammino di fede continua. E la fede, quando è autentica, è sottoposta alla prova». Consiglio adulto ad una fede giovane, ma anche ad una Chiesa – tutta – che dovrebbe avere il coraggio di esserlo di più.
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