A distanza di secoli dalla peste medievale e dalla spagnola, la prudenza della Chiesa si mostra oggi con l’inedito volto di internet. Le direttive adottate dalle diocesi per l’emergenza coronavirus.
Nel Medioevo furono i flagellanti, tra i movimenti pseudo-religiosi più noti e più diffusi dell’età di mezzo. Durante cortei che si spostavano di città in città, chi vi aderiva praticava l’autoflagellazione come forma estrema di penitenza e di devozione, ritenendosi ispirato da Dio. Nato nell’Italia settentrionale e centrale alla metà del Duecento, il movimento si diffuse nel resto d’Europa e conobbe un rinnovato vigore alle metà del secolo successivo, in seguito alla diffusione della Peste nera. Paradosso scientifico, ma sconosciuto all’epoca, l’itineranza dei penitenti, insieme alle folle attratte dal loro passaggio, crearono i presupposti per un’ulteriore diffusione del morbo. Banditi pubblicamente da papa Clemente VI nel 1349, identificati come eretici e condannati per i numerosi episodi di antisemitismo, il fenomeno dei flagellanti si protrasse almeno fino al XV secolo, sopravvivendo fino ai nostri giorni in alcune forme folcloristiche.
Nei secoli, l’atteggiamento orientato alla prudenza adottato dalla Chiesa di fronte alle epidemie non è cambiato. Con poche eccezioni. Fra le più emblematiche, quella che il 30 settembre 1918 ebbe come protagonista il vescovo di Zamora, in Spagna, Alvaro y Ballano, che, sfidando le autorità sanitarie, proclamò una novena in onore di san Rocco, invocato contro le epidemie. La malattia, in quel momento ancora incompresa nella sua virulenza, venne attribuita «ai nostri peccati, alla nostra ingratitudine, a causa dei quali si è abbattuto su di noi il braccio vendicatore della giustizia eterna» e il vescovo pensò bene di convocare un gran numero di fedeli per una santa Messa nella chiesa di San Esteban. Se Alvaro y Ballano descrisse quella giornata come una «vittoria del Cattolicesimo», non lo fu certamente per la situazione sanitaria, che nei giorni successivi face registrare un’impennata nella mortalità a Zamora. Si trattava, come venne battezzata in seguito, della tristemente celebre “influenza spagnola”.
Ad oltre 600 anni dalla peste medievale e da più di un secolo dalla spagnola, la prudenza della Chiesa si mostra anche oggi, in un contesto completamente diverso, anzitutto per la pericolosità – incomparabilmente inferiore – del nuovo coronavirus. Anche dal punto di vista ecclesiale il periodo non è certo dei più semplici, con la Quaresima ormai alle porte: il Mercoledì delle Ceneri ricorrerà il 26 febbraio per il solo rito romano e la prima domenica di Quaresima il 1° marzo, comune anche al rito ambrosiano.
Capofila nei provvedimenti per l’emergenza coronavirus è l’arcidiocesi di Milano, che ieri sera ha annunciato la sospensione delle celebrazioni eucaristiche con concorso di popolo fino a data da definire in base all’evolversi della situazione. Il provvedimento dell’arcivescovo, mons. Mario Delpini, è stato adottato anche in ragione dell’ordinanza emanata nella giornata di ieri dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il ministro della Salute, Roberto Speranza, che prevede la «sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico». La stessa ordinanza prevede anche la sospensione dei principali servizi educativi e dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura. Concordemente con queste disposizioni, la Veneranda Fabbrica del Duomo, lo storico ente preposto alla conservazione e alla valorizzazione della cattedrale di Milano, in accordo con il Capitolo Metropolitano ha annunciato la chiusura del luogo di culto ai soli turisti (rimarrà invece aperta l’area riservata alla preghiera personale) per i giorni di oggi, 24 febbraio, e di domani. Questa mattina il vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Franco Agnesi, ha precisato che le chiese del territorio diocesano rimarranno aperte ai fedeli, pur nella sospensione delle celebrazioni. Anche negli oratori prevale la linea della tutela, «annullando, in ogni caso, eventi precedentemente fissati», mentre si dispone «che i funerali e i matrimoni possano essere celebrati, ma con la presenza dei soli parenti stretti». Vengono messe in campo anche le risorse tecnologiche della Chiesa di Milano: la Messa feriale delle ore 8.00 sarà, come di consueto, trasmessa in diretta su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre) e in streaming sul sito internet dell’arcidiocesi, senza però concorso di popolo.
Anche il resto delle diocesi lombarde ha deciso di allinearsi alle linea prudenziale della Regione. Caso notevole quello di Lodi, il cui territorio diocesano è finora il più coinvolto dalla diffusione del nuovo coronavirus Covid-19. Già sabato 22 febbraio era stata decisa la sospensione delle celebrazioni religiose nelle parrocchie dei dieci Comuni del Lodigiano più colpiti, fra i quali spiccano Codogno e Casalpusterlengo. Sull’intero territorio diocesano era invece stato disposto soltanto di omettere lo scambio della pace, di favorire la distribuzione dell’Eucaristia sulla mano e di togliere l’acqua lustrale dalle acquasantiere. Dal canto suo, il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti, in procinto di partire per Bari quale membro della Commissione CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo, ha ritenuto «doveroso rimanere con la comunità diocesana», raccomandando la preghiera in famiglia e nelle comunità, in special modo la recita del santo Rosario. «La grave difficoltà impone a tutti pazienza e buon animo», dichiara mons. Malvestiti in un comunicato.
All’esterno del territorio lombardo, altra diocesi coinvolta direttamente dal nuovo coronavirus è quella di Padova. I proveddimenti adottati «in costante collegamento con le autorità pubbliche (Prefetto e Sindaci) e in sintonia con le altre diocesi del Veneto» sono sostanzialmente i medesimi delle diocesi lombarde, con la sospensione dalla mezzanotte di domenica 23 febbraio fino alla mezzanotte di domenica 1 marzo di tutte le celebrazioni pubbliche di sante Messe feriali e festive, incluse quelle del Mercoledì delle Ceneri, della prima domenica di Quaresima e delle Via Crucis. Si precisa che «i fedeli, in sostituzione del precetto festivo e anche del Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, sono invitati a dedicare un tempo conveniente alla preghiera e alla meditazione, aiutandosi anche con le celebrazioni trasmesse tramite radio e televisione». Coinvolti anche i funerali, rispetto ai quali «saranno possibili le sepolture, anche con la benedizione della salma alla presenza delle persone più vicine al defunto, ma senza la celebrazione della santa Messa o di altra liturgia; le Messe esequiali potranno essere celebrate solo al superamento di questa fase critica». Sospesi anche il catechismo e l’iniziazione cristiana, mentre rimarranno chiuse le scuole paritarie di ogni ordine e grado, come già disposto dalle autorità competenti. Le chiese e i santuari del territorio diocesano, comprese la basilica di Sant’Antonio e il santuario di San Leopoldo, «rimarranno aperti per chi vorrà recarsi a pregare, evitando assembramenti di persone, ma non saranno celebrate le Messe». Provvedimenti simili sono stati adottati anche dalle altre diocesi della regione ecclesiatica Triveneto, come il patriarcato di Venezia, sede metropolitana.
Risultano invece, per il momento, meno stringenti le direttive nella diocesi di Piacenza-Bobbio, in Emilia-Romagna. La sospensione della celebrazione pubblica dell’Eucaristia festiva e feriale e di tutte le iniziative comunitarie, nonché la chiusura degli oratori e di altri luoghi di ritrovo di pertinenza religiosa riguardano soltanto la città di Piacenza. Per le altre parrocchie della Diocesi, invece, «i parroci sono tenuti all’osservanza di tutte le disposizioni emanate dalle rispettive amministrazioni comunali e, comunque, i parroci possono applicare per le loro parrocchie quanto disposto per la città. Nelle chiese della diocesi in cui sarà possibile celebrare la Messa, la Santa Comunione sia distribuita solo sulla mano e si eviti lo scambio di pace». Nelle parrocchie in cui viene disposta la sospensione della celebrazione dell’Eucaristia, invece, «i fedeli sono dispensati dall’obbligo del precetto festivo e invitati a santificare la festa con la Parola di Dio, con momenti di preghiera personale o familiare e gesti di carità».
La situazione, per sua stessa natura, è in continua evoluzione in tutta Italia e per questo uno strumento importante per avere notizie e indicazioni certe sono i diversi siti internet diocesani, sui quali è spesso possibile anche partecipare alla celebrazione eucaristica in modi sicuramente meno tradizionali ma adatti alla straordinarietà della situazione, innanzitutto tramite la televisione, la radio e attraverso lo stesso internet.
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