Quando nel 1989 Giovanni Paolo II visitò la Svezia, fra le voci contrarie al suo arrivo ci fu quella di Ulf Ekman, leader di uno dei maggiori movimenti protestanti del Paese. Che oggi è cattolico e ha Giovanni Paolo II come santo patrono. Storia di una conversione.
Era il 1989 quando Giovanni Paolo II visitava la Scandinavia, toccando in dieci giorni Norvegia, Islanda, Finlandia e Danimarca. Ultima tappa quella svedese, con Stoccolma, Uppsala e il castello di Vadstena. Un viaggio all’insegna della misericordia e dell’apostolato. «Sono venuto in Svezia come ministro del Vangelo di Gesù Cristo e come vescovo di Roma», disse il Pontefice al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Stoccolma-Arlanda, l’8 giugno 1989. «Come predicatore del Vangelo mi affido alla grazia di Dio nell’annunciare a tutti gli abitanti di questo Paese la grazia e la pace di Dio, Padre Misericordioso. Come vescovo di Roma desidero visitare i membri della Chiesa cattolica di questo Paese. Cari fratelli e sorelle nella fede cattolica: durante questi giorni avrò la gioia di partecipare alla vostra vita ecclesiale, ascoltando le vostre preoccupazioni e le vostre speranze per la Chiesa in Svezia, pregando con voi e celebrando l’Eucaristia, il mistero della nostra fede!».
Non mancarono quanti in Svezia si opposero alla prima visita di un Pontefice in un Paese da secoli orgogliosamente protestante. Fra essi la “mega-Chiesa” Livets Ord (Word of the Life in inglese, Parola della Vita) di Uppsala, un movimento neo-carismatico e pentecostale di chiara ascendenza statunitense, collegato con il Word of Faith, forte della maggiore scuola biblica della Scandinavia di numerose missioni in India, Israele, Russia, Armenia e in diverse Repubbliche ex sovietiche. In prima linea contro Wojtyła c’era allora il fondatore di Livets Ord e già allora ex pastore luterano, Ulf Ekman, celebre in tutta la Scandinavia per i suoi sermoni televisivi, trasmessi in mezzo mondo. Da questa roccaforte evangelica, in quei giorni Ekman giunse anche a pregare contro il viaggio del Pontefice. «Ho pubblicamente chiesto perdono per questo», ha ammesso Ulf Ekman in un’intervista al Catholic Herald. Sì, perché da allora, insieme alla moglie, il fondatore di uno dei più dinamici movimenti protestanti scandinavi è diventato cattolico.
Il video dell’annuncio della sua conversione al Cattolicesimo, nel 2014, davanti ad alcuni scioccati membri del movimento, ha fatto il giro della rete. Un passo meditato sin dal 1998, di fronte agli interrogativi sul presente e il futuro di Livets Ord. «Cosa stiamo facendo veramente? Di cosa siamo realmente parte? Dove ci porta? Che cosa accadrà al movimento fra 100 o 150 anni da oggi? Com’è successo che le Chiese storiche, in particolare la Chiesa cattolica, continuano ad esistere? È stata una comprensione della stabilità e della storicità della Chiesa che mi ha incuriosito. Non appena ho iniziato a studiare questi temi, soprattutto l’ecclesiologia, non ho potuto evitare di entrare in contatto con la Chiesa cattolica. Così ho scoperto una cosa dopo l’altra», racconta Ekman.
Vennero poi il primo vescovo svedese, il carmelitano Anders Arborelius – «la sua profonda vita spirituale mi ha parlato con molta forza» – e il soggiorno in Israele. «Ho lavorato molto nell’ex Unione Sovietica e in India. Mia moglie ed io pianificammo di trasferirci in India, ma alla fine finimmo in Israele. Ci passammo tre anni e avviammo un centro studi», ricorda Ekman. «In Israele ho incontrato cattolici ovunque. Non potevo attraversare la strada senza incontrare un cattolico. Era sorprendente. Ho conosciuto differenti tipi di cattolici, dai più conservatori ai carismatici, e da allora essere invitato in differenti ambienti e associazioni cattoliche, in diverse parti d’Europa, mi ha veramente aperto gli occhi sulla Chiesa cattolica».
Un processo giunto a maturazione nel marzo 2014, con l’ingresso nella Chiesa cattolica, che ha significato superare un gran «numero di differenti pregiudizi» sulla Chiesa cattolica e molti «punti ciechi culturali» sul Cattolicesimo, comuni in Svezia. Anche la famiglia – con una moglie propensa alla conversione, ma anche con quattro figli già grandi – ha costituito più di una preoccupazione. E poi c’era la congregazione evangelica di Uppsala, 3.300 persone che avrebbero accolto la notizia non senza un certo smarrimento. «Un predicatore l’ha espresso in questo modo: “Ok, sei diventato un cattolico, ma di sicuro non credi a quello che credono loro, non è vero?“. Parlavano come se avessi davvero scelta o avessi potuto essere selettivo nel mio scegliere», ricorda Ekman in un articolo scritto per lo stesso Catholic Herald.
«Quando ho risposto che credo tutto ciò che la Chiesa cattolica crede e insegna, è sembrato molto strano a molti dei miei amici protestanti. Per loro è stato difficile capire che essere cattolici significa in realtà credere come un cattolico, anche per me». Era tempo di “separarsi dagli amici”, come disse Newman. Una lettura frequente, per Ekman, insieme a Faustina Kowalska e padre Pio. Senza dimenticare Maria, il «primo ostacolo» che Ekman e la moglie dovettero superare nell’avvicinamento al Cattolicesimo, divenuto poi un fattore propulsivo. «Mia moglie Birgitta ed io cerchiamo di pregare il Rosario quotidianamente e di usare un libro di preghiere cattolico per le devozioni del mattino. Passo dopo passo proviamo anche a dedicare più tempo all’adorazione eucaristica», spiega Ekman. La presenza di una statua della Vergine in un’aiuola del giardino degli Ekman era già stata svelata nel 2010 da un fotografo, ma allora la signora Ekman aveva bollato l’accusa di aver posto la statua a protezione della propria casa come una «congettura comica e bizzarra».
Del suo passato trentennale ai vertici del movimento evangelico svedese, Ulf Ekman conserva oggi l’amore per la Scrittura, il legame con le verità fondamentali del Vangelo e la spinta all’evangelizzazione. «Tutto ciò è necessario, ma non è sufficiente», precisa Ekman. «La vita carismatica, con la sua enfasi sul potere e la guida dello Spirito Santo è necessaria, ed è un dono straordinario. Ma non può essere vissuta nella sua pienezza in un ambiente scismatico ed eccessivamente individualista. Capire questo ci ha aperto alla realizzazione della necessità della Chiesa nella sua pienezza, con la sua ricca vita sacramentale». Come a dire che evangelical is not enough, evangelico non è abbastanza, come intitolava un suo libro un altro famoso convertito, Thomas Howard, estimatore di Newman, Chesterton, Guardini e Ratzinger.
E Giovanni Paolo II? «Mi dispiace aver scoperto Giovanni Paolo II soltanto negli anni successivi. Per rimediare ho letto molto e anche viaggiato in luoghi, in particolare in Polonia, che hanno significato molto per lui. […] In realtà Giovanni Paolo II [sic] è il nome che ho assunto alla Cresima. Oggi, Giovanni Paolo II è il mio santo patrono».
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