Venti di guerra sempre più forti soffiano sull’Europa e sul Mediterraneo, e non c’è nulla di cui scherzare. Consentitemi, perciò, un po’ di leggerezza sulla caduta di un’icona.
Fra i primi termini dialettali che si imparano vivendo a Roma c’è la giannetta, il vento freddo di certe giornate che sembrano riportare all’inverno. Sul sagrato in Piazza San Pietro, durante la messa di Pasqua presieduta da papa Francesco, cade un’icona. Si sta leggendo in lingua inglese un passo dagli Atti degli Apostoli (At 10,38: «Cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui»). Nessuno si scompone, ma è subito una piccola bufera. D’altronde tira vento, e c’era da aspettarsi entrambe le cose.
Spiace per l’icona in questione, del Salvatore risorto, una copia di quella al centro dell’antico rito del Resurrexit, abbandonato per secoli e ripreso nell’anno del Grande Giubileo del 2000. L’icona originale, considerata una acheropita, vale a dire non dipinta da mano d’uomo, è custodita nella storica cappella di San Lorenzo al Laterano, oggi Santuario della Scala Santa, nota anche come Sancta Sanctorum in virtù della grande quantità di reliquie custodite nel luogo, tra cui un frammento della Croce.
Che dire, allora, dell’icona caduta di fronte al Santo Padre? Le Chiese ortodosse, forti delle loro tradizioni, possono dirsi un vero e proprio punto di riferimento in fatto di icone. Certo, a voler credere alle molte superstizioni accumulatesi negli anni, un’icona che cade dal proprio supporto, sia esso un muro oppure uno scaffale, è sempre un brutto segno. Ma non è così semplice: esiste una vera e propria casistica al riguardo, che distingue il soggetto rappresentato nell’icona e anche il tipo e l’esito della caduta.
Nella tradizione popolare russa, ad esempio, se l’icona si rompe, la morte minaccia la famiglia. Se non si rompe, è un avvertimento a cambiare la propria condotta. Peggio se l’icona è di Maria o di san Nicola. Secondo alcuni, la caduta di un’icona è segno che il male ha provato ad entrare in casa, quindi gli abitanti sono chiamati a ravvedersi. Stando alla tradizione ucraina, poi, anche il verso ha la sua importanza: se l’immagine dipinta cade a faccia in giù sono in arrivo malattie o debiti. Un quadro – anzi, un’icona – non certo rassicurante anche se, forse per alcuni, calzante.
Ma, si sa, il mondo ortodosso è ancora più complesso e variegato di quello cattolico. E dalla chiesa greco-ortodossa dell’Annunciazione di Rochester, Stati Uniti, smart e molto attiva sui social, si getta acqua sul fuoco. In un video realizzato ad hoc in tema di icone e ruzzoloni, si attribuiscono le cadute accidentali a… problemi di supporto. L’icona cade dal muro? Probabilmente è colpa del chiodo.
Insomma, manteniamo le icone diritte. E i piedi per terra.
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