Decine di milioni di aborti e centinaia di migliaia di neonati morti prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Quando la (vera) difesa dell’ambiente è difesa della vita.
«Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico». Così ieri papa Francesco, nell’udienza generale del mercoledì, ricordando la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, celebrata il 22 ottobre scorso, e una Polonia infiammata dalle proteste contro le restrizioni all’aborto.
Il pensiero corre alle tante vite che rischiano di essere scartate anche in questa nuova fase della pandemia di Covid-19 – «questa signora che si chiama Covid e ci fa tanto male», ha sottolineato il Papa – spesso le più fragili. I facili clamori della prima ora, di un nuovo baby boom figlio dell’isolamento, sono stati smentiti, mentre vengono confermati i nuovi pesi caricati su esistenze già difficili – quelle dei poveri, dei malati nel corpo e nella mente, degli anziani, dei soli.
Il pensiero corre anche alla vita più giovane, nascente o da poco venuta al mondo, silenzioso indicatore del grado di umanità delle nostre società, ridotta spesso a strumentale merce di scambio elettorale. Minacciata sin dal grembo materno, per una presunta conquista di civiltà oppure perché «l’aberrazione non ha limiti quando si assoggettano donne, poi forzate ad abortire. Un atto abominevole che arriva addirittura al sequestro delle persone allo scopo di vendere i loro organi», come ricorda il Santo Padre nell’enciclica Fratelli tutti (n. 24). E, ancora, le vite infrante dallo «sfruttamento sessuale di bambini e bambine» (n. 188), fino «ai bambini mutilati o privati della loro infanzia» (n. 261) e alle tante contraddizioni «che portano a morire di fame milioni di bambini» (n. 29).
Perché ci sono l’aborto, la guerra, lo sfruttamento e la povertà, ma in molti casi l’esito è comunque lo stesso: l’infanticidio. Fra il 2015 e il 2019 sono state oltre 73 milioni, in media, le interruzioni volontarie di gravidanza avvenute ogni anno nel mondo secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Più dei morti causati dai grandi killer mondiali, le malattie cardiache e polmonari, più della guerra e dei disastri naturali. In termini generali, si stima che la gran parte degli aborti sia avvenuta nei Paesi in via di sviluppo e tra le fasce di popolazione economicamente più deboli.
Ma c’è di più. Lo aveva anticipato papa Francesco nella Laudato si’, suscitando talvolta reazioni di rigetto, accomunate dall’incomprensione. «La convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso», scriveva papa Francesco, indicando ciò come uno degli «assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica» (n. 16). Lo conferma il nuovo rapporto State of Global Air 2020 degli statunitensi Health Effects Institute e Global Burden of Disease (GBD) dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), che riunisce analisi e tendenze sulla qualità dell’aria nei diversi Paesi del mondo.
Per la prima volta nel 2019 l’analisi del GBD ha tenuto conto dell’impatto dell’inquinamento da particolato (PM 2,5 ambientale e inquinamento atmosferico domestico) sulla salute e sulla sopravvivenza dei bambini nel primo mese di vita (da 0 a 27 giorni). Basandosi su un numero crescente di evidenze che collegano l’esposizione delle madri durante la gravidanza all’inquinamento dell’aria con l’aumento del rischio che i loro bambini nascano troppo piccoli (basso peso alla nascita) o troppo presto (parto pretermine), il GBD ha stimato che nel 2019 sono morti 476 mila neonati entro il primo mese di vita a causa dell’esposizione all’inquinamento atmosferico. L’inquinamento dell’aria rappresenta il 20% dei decessi neonatali nel mondo, anche a causa di un incremento delle infezioni respiratorie e di una maggiore gravità nel decorso delle stesse.
Numeri – vite umane – ancora lontani da quelli degli aborti indotti, ma significativi nella sostanza e per giunta in prevedibile crescita. Un infanticidio ambientale. Fuori da logiche ideologiche o strumentali, che vorrebbero opporre la lotta contro l’aborto ad altre tematiche, su tutte ambiente e migrazioni. Anche questa è difesa della vita.
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